Nato a Brennero nel lontano novembre del ‘24 ma residente a Bolzano sin dai tempi delle elementari alla “Tambosi”, geometra all’ufficio tecnico comunale, diploma d’onore del ministro della Difesa Spadolini quale “Combattente per la libertà d’Italia” per il contributo dato al gruppo partigiano d’azione comandato da Ariele Marangoni in val di Fiemme, cavaliere della Repubblica, stella al merito del CONI, presidente e bandiera storica dello sci club Bolzano, dirigente per tanti anni dell’ USSA e dei Veterani Atesini dello Sport, Lino è salito ripetutamente alla ribalta della cronaca per le sue straordinarie imprese nel mondo dello sport: migliaia di gare, innumerevoli vittorie dallo sci al paracadutismo, successi individuali e di squadra sempre all’ insegna della lealtà e della correttezza che significano rispetto delle regole e dell’avversario.
Resta quasi un mistero per gli amici e persino per sua moglie Gianna come il “comandante Trettel” sia riuscito a condurre dagli anni ’70 ai primi anni ’90 una vita parallela, un’attività segreta nelle file dell’organizzazione militare speciale della NATO nota come “Stay Behind” con esercitazioni diurne e notturne dall’Alto Adige alla Sardegna.
Lino Trettel preferiva parlare della sua intensa e incredibile vita sportiva. In quinta elementare i primi sci, non quelli di oggi con lamine e attacchi di sicurezza, ma un paio di legni con due cinghie attorno agli scarponi, le mani nella neve se avevi le dita gelate, poca tecnica ma tanta grinta e coraggio. Vinse tante gare sia fra i valligiani, sia fra i cittadini.
Dinamismo e spirito organizzativo sono sempre state le doti di Lino che figura tra i fondatori dello sci club Bolzano, non solo vittorie in gigante e in libera ma anche l’onere e l’onore di 37 anni di presidenza di quel club che ogni anno organizzava il mitico “Trofeo Città di Bolzano”.
E poi troppo forte l’attrazione della roccia, il fascino delle scalate, la conquista delle cime dolomitiche. Lino non era un “ragno” ma vantava l’ascensione sulle più importanti pareti delle Dolomiti con l’accademico del CAI Pino Fox.
Sopra la montagna, lassù in alto fra spazi infiniti c’è il cielo: nacque un nuovo feeling, l’amore irresistibile per gli sport dell’aria, dal volo a vela in aliante e deltaplano al volo a motore. Vuoi mettere abbandonare l’aereo e lanciarsi nel vuoto? Vuoi mettere l’ebbrezza della caduta libera e poi aprire un grande ombrello per atterrare nei campi, nei laghi o anche in mare, dove vuoi tu o (nelle gare di precisione) dove vogliono gli altri?
Iniziò così l’attrazione fatale per il paracadutismo, la sfida con se stesso ad ogni lancio, la grande avventura agonistica di Lino Trettel: niente soldi e ingaggi ma tante coppe e trofei per le vittorie ai campionati europei in Germania e in Svezia nel ’61 e nel ’62, a varie edizioni dei campionati italiani, in numerose competizioni internazionali in Austria, Belgio, Francia e Svizzera. Ci vorrebbe un altro libro per raccontare la “vita fra le nuvole” di Lino che un bel giorno si improvvisò cronista dell’aria a Bolzano con la radiocronaca del suo lancio in caduta libera andata in onda sulle frequenze RAI in virtù del collegamento con Ettore Frangipane e Sergio Giubilo. In sintesi, quattromila lanci, anche in notturna tanto per provare nuove emozioni, da varie altezze, diciamo dai 400 ai 6000 metri con caduta libera fino a 110 secondi! Giù nel vuoto a oltre duecento all’ora, evoluzioni e acrobazie a 360 gradi prima di aprire il paracadute … salvavita.
Altra avventura sportiva il paraski, ossia quattro lanci di paracadute e successivamente due manches di slalom gigante. Una strana combinata che ha tanto successo dall’Alta Badia alle Alpi francesi.
Poi la scoperta di un nuovo mondo: la caccia e la fotografia subacquea con immersione nei mari di Turchia, Spagna, Grecia, Filippine, Sri Lanka, Tanzania, Mauritius e ovviamente nel mar Rosso. Nella vita di mare ovviamente anche surf, sci d’acqua e barca a vela. Non poteva mancare una parentesi cinematografica in una carriera tanto movimentata: febbraio ’66 controfigura di Giuliano Gemma a Cortina in un lancio con il paracadute nel film “Kiss Kiss Bang Bang” e lo spallone nel film “Barriere a settentrione” con Luis Trenker e Amedeo Nazzari.
Solitamente anche i campioni che hanno fatto mille sacrifici per emergere a una certa età si mettono il cuore in pace ma Lino, oltre a ricoprire numerose cariche in veste di dirigente dell’USSA e dei Veterani Atesini dello sport, ha continuato a gareggiare: basti pensare che dai 53 ai 90 anni ha partecipato a oltre 300 gare in 35 edizioni del Trofeo Prestige.
Ciao Lino.