Le problematiche connesse all’estremismo religioso hanno interessato ed interessano tuttora, seppur con le debite differenze, le tre grandi religioni monoteiste, cristianesimo, ebraismo ed islamismo, tanto che uno studioso, Guido Ceronetti, l’ha definito “il funesto albero abramico”, dal padre comune ai tre ceppi religiosi.
Volendo essere rigidamente ancorati alla definizione letterale, il termine fondamentalismo è improprio, in quanto si riferisce ad un movimento formatosi in un determinato contesto storico.
The Foundamentals è, infatti, una serie di 12 libretti pubblicati tra il 1910 ed il 1915 a Chicago in cui personalità del mondo evangelico americano e britannico difendevano i fondamenti della fede da nuove teorie religiose avanguardiste. Il termine è peraltro sconosciuto agli stessi fondamentalisti che si ritengono semplicemente credenti definendo il resto dell’umanità miscredente, sincretista, atea, laica o pagana a seconda dei casi.
I fondamentalismi religiosi hanno molti aspetti comuni.
Tutti si sentono depositari del vero credo e hanno in odio le istituzioni religiose tradizionali:
Sebbene la parola fondamentalismo sia stata spesso utilizzata per criticare atteggiamenti massimalistici del Pontefice o di altre organizzazioni quali ad esempio Comunione e Liberazione, non si può̀ parlare di vero e proprio fondamentalismo nella religione cattolica.
La tendenza alla radicalizzazione intesa come volontà di ordinare la società secondo i principi religiosi, imponendoli anche ai non credenti, viene comunemente chiamata integralismo.
Il Cattolicesimo trae infatti la propria autorevolezza dalla gerarchia ecclesiastica e non dal testo fondante come la Bibbia od i Vangeli, ai quali i credenti si rivolgono direttamente senza bisogno della mediazione delle istituzioni religiose.
In altri termini la struttura verticistica della Chiesa Romana, imponendo un magistero dottrinale, impedisce quelle letture personali del Testo che sono alla base degli estremismi violenti.
Prima di affrontare nel dettaglio il tema del fondamentalismo islamico, è opportuno fornire alcuni essenziali rudimenti di carattere religioso, storico e sociologico sul mondo islamico e sulla società araba in generale, utili a comprendere gli aspetti più salienti della realtà oggetto d’interesse, più miratamene nei suoi contenuti ideologici più radicali che hanno portato alla deriva estremistica di alcune sue componenti.
I Pilastri della Fede
L’islam si basa su dei concetti fondamentali, detti “Pilastri”, che ne sintetizzano ed identificano sia il credo sia la visione del mondo. Essi permeano totalmente la vita dei Paesi islamici, ne condizionano lo scandire delle pratiche quotidiane e costituiscono un riferimento sempre vivo per il musulmano.
I Pilastri dell’Islam sono cinque:
Proclamazione dell’unicità di Allah e della missione profetica di Maometto espressa con la formula che introduce tutte le preghiere, una sorta di testamento monoteista “ASH HADU ANNA LA ILAHA ILLA ALLAH UA ASH HADU ANNA MUHAMMAD RASULU ALLAH – Non c’è altra divinità all’infuori di Allah e Maometto è il Messaggero di Allah”.
Concepita come purificazione spirituale dell’anima, per avere validità deve essere effettuata secondo un rigoroso rituale, cinque volte al giorno:
I tempi della preghiera canonica sono regolati dalla posizione del sole: alba, mezzogiorno, tardo pomeriggio, tramonto, sera. E’ consentito abbreviare i tempi della preghiera, non sopprimerla. Il momento delle preghiere nel mondo arabo è annunciato dall’Adhan, o canto del Muezzin. Esistono preghiere a carattere collettivo (la più importante delle quali è quella del mezzogiorno del Venerdì), giorno sacro per l’Islam. In questo caso i fedeli si radunano nella moschea e, dopo aver dismesso le scarpe, iniziano a pregare imitando i movimenti dell’Imam.
Le moschee, di forma rettangolare, hanno caratteristiche comuni in tutto il mondo. I fedeli si dispongono in linee orizzontali sul lato lungo della moschea, in direzione della Mecca ed eseguono la preghiera secondo 3 posizioni predefinite: in piedi, in ginocchio, e genuflessi toccando con il capo la terra. Nella fase iniziale il predicatore ripete la 1^ sura (Fatiha) 5 volte, per 5 volte al giorno.
La Fatiha è la giaculatoria d’invocazione che ogni musulmano conosce a memoria e ripete all’inizio della preghiera. Per convertirsi all’Islam è sufficiente ripeterla 3 volte. Essa recita:
BISMI ALLAH EL RAHMAN EL RAHIM
Nel nome di Dio clemente e misericordioso
EL HAMDU LIALLAH RAB EL ALAMIN
Ringrazio Dio, re di tutti i mondi
EL RAHMAN EL RAHIM
Il clemente e misericordioso
MALIK YAOM EL-DIN
Re del giorno del giudizio
IYAKA MAABNDO WA IYAKA MASTAIN
Ti adoreremo e tu ci aiuterai
JHIDIMA SURAT EL MUSTAKIM
Insegnaci la via giusta
SIRAT ALAZIHA ALAMTA ALIHOM
La via di coloro che sono stati benedetti da te
REIR ELMARDOUB ALAIHOM
E non di coloro che hanno suscitato la tua ira
INALA ELDALLIN
E non quelli che sono in errore
La “zakat” (che significa letteralmente sviluppo, crescita, correttezza e purezza) consiste in un prelievo forzato, ogni anno lunare, di beni superflui da destinare alla collettività (dal 2 al 10 per cento del proprio reddito). Questi saranno utilizzati per i poveri, i deboli, gli insolventi e per i combattenti di Allah. Il Corano ne sancisce l’applicazione a chiunque, persino ai fanciulli ed ai malati di mente – i quali sono normalmente esentati dalla preghiera – ed anche, in caso di morte, prima della divisione dell’eredità.
Nel mondo moderno il sistema d’imposta ha normalmente soppiantato questa forma di tassazione; tuttavia i musulmani più attenti osservatori dei precetti religiosi continuano a considerare dovere fondamentale di ogni fedele quello di destinare una parte dei propri beni materiali ad Allah.
In questi ultimi decenni sono sorte numerose organizzazioni di solidarietà, o di mutuo soccorso, operanti anche in numerosi Stati esteri, diventati veri e propri collettori di ingenti somme destinate a fini umanitari, tramite cui vengono finanziate costruzioni di scuole, moschee, ed altro.
Nel mese di Ramadan (il 9° mese dell’anno lunare islamico) i musulmani digiunano in obbedienza al comandamento di Allah e per gratitudine verso la clemenza di Allah per aver rivelato il Suo Libro, il Sacro Corano nel mese del Ramadan.
Esso rappresenta per il musulmano dimostrazione di penitenza, e si caratterizza nella ricerca dell’equilibrio tra il corpo e l’anima, a differenza dei rituali ascetici monastici e mistici che invece ricercano il predominio dell’anima sul corpo. Durante il mese del Ramadan vi è un rallentamento di tutte le attività economiche, si pratica l’astinenza dal cibo, dalle bevande e dai rapporti sessuali, dall’alba al tramonto, e termina con il festeggiamento “Aid’ul fitr”, la festa più popolare del mondo arabo, nel primo giorno di Shaual, il mese che segue il Ramadan. Al mattino dell’Aid, tutti i musulmani si riuniscono in luoghi all’aperto o nelle moschee per eseguire la “preghiera dell’Aid”, per esprimere la loro felicità e gratitudine ad Allah per avergli permesso di assolvere il precetto del Saum.
Ramadan è uno dei dodici mesi del calendario arabo1 che è lunare, per cui un anno è costituito da 354 giorni. Non è possibile stabilire, pertanto, con esattezza l’inizio del mese del Ramadan: esso inizia, infatti, dal momento in cui la luna nuova è visibile sopra la città santa (La Mecca), ed annunciare il suo principio è prerogativa esclusiva del Mufti saudita.
1 Che ha il suo anno zero nel 632 d.c., che corrisponde alla c.d. Egira (Hijra in arabo) cioè la migrazione di Maometto e dei suoi seguaci da La Mecca a Medina.
L’Arabia Saudita non è solo la sede dei luoghi di culto più importanti del mondo arabo; alla famiglia saudita viene riconosciuto un particolare carisma derivante dalla discendenza in linea diretta da quella del profeta.
Al-Hajj è il viaggio verso la Ka’ba (la casa di Allah) alla Mecca con l’intenzione di obbedire al comandamento di Allah e compiere i riti prescritti. Ogni musulmano maturo è tenuto a farlo almeno una volta nella sua esistenza. Si osserva un particolare rituale che consiste nel pregare facendo sette giri intorno al sagrato della Ka’ba ove è custodita la pietra sacra che Dio diede ad Abramo, questi ad Ismaele e trasmessa di generazione in generazione.
Colui che effettua il pellegrinaggio alla Mecca viene denominato “Haji” ed acquista un particolare prestigio e rispetto all’interno della comunità.
Al termine del pellegrinaggio si celebra la grande “Aid al Adha” (festa del sacrificio), durante la quale migliaia di capi di bestiame viene sacrificata: questi sacrifici sono stati prescritti in ricordo del sacrificio di Abramo, al quale Allah ordinò di sacrificare il suo primogenito per mettere alla prova la sua lealtà e la sua obbedienza.