Articolo di Maurizio Gatti (continua dall’articolo precedente)
La mafia nel primo dopoguerra si dedicò a combattere contro i partiti della sinistra e i sindacalisti. Moltissime furono le vittime di questa strategia, l’episodio più famoso avvenne il 1° maggio 1947 a Portella della Ginestra, nel comune di Piana degli Albanesi, la banda Giuliano sparò con una mitragliatrice sugli operai che stavano festeggiando causando 11 morti e decine di feriti. Il 10 marzo 1948 a Corleone venne assassinato, e gettato in una forra, il sindacalista ed ex partigiano Placido Rizzotto (negli stessi giorni vennero assassinati Epifanio Li Puma a Petralia Sottana e Calogero Cangelosi a Monreale, Accursio Miraglia a Sciacca).
L’omicidio di Rizzotto è particolarmente famoso perché alla distruzione del corpo assistette, non visto, Giuseppe Letizia, un pastore dodicenne, che venne poi assassinato dal medico di Corleone Michele Navarra, capo della mafia a Corleone e assassinato pochi anni dopo da Luciano Liggio, lo stesso Liggio venne arrestato in seguito nascosto nella casa della ex fidanzata di Placido Rizzotto.
Il 19 agosto 1949, dopo un attacco alla caserma dei Carabinieri di Bellolampo da Palermo viene inviata una colonna mobile con 60 uomini su 5 autocarri e due autoblindo. Sotto un autocarro esplose una mina che uccise 7 carabinieri e ne ferì altri 11, La conseguenza di questa strage fu la cancellazione dell’Ispettorato di PS per la Sicilia e la contestuale creazione del CFRB.
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